mercoledì 25 febbraio 2009

w les vacances

"Sù, così si riposa un pò anche Lei!" ha concluso la pediatra.
Così in preda ad una crisi d'ansia ho organizzato "la vacanza" ospedaliera per me e per la mia ultima nata (ma quanto l'ho fatto meravigliosa?!). Nel giro di un'ora ho preparato la valigia per me e per Sofia, ho trovato un super cognato che ci portasse in ospedale, ho rintracciato più volte Daniele che ovviamente aveva il telefono silenzioso, ho cambiato Sofia, ho cambiato me stessa che più che una madre in preda all'ansia sembravo una madre con gravi problemi di squilibrio mentale visto l'apetto fisico (ero reduce da una settimana di influenza e febbre), ho trovato Daniele, mi sono chiesta se aveva capito ciò gli avevo comunicato, mi son fatta venire ottimi sensi di colpa, ho organizzato i due giorni successivi alle altre due mie bambine, ho mandato al diavolo i sensi di colpa, ho mantenuto con grande dignità d'animo il mio stato d'ansia e siamo partiti! ...e non aggiungo altro!!!
Arrivati in ospedale e superato il primo giorno e la prima notte (totalmente in bianco e in piedi assieme ad altre due mamme e ad altrettanti bambini) è iniziata la vacanza.
Ho potuto così constatare che:
-son stati davvero tutti efficienti e gentili
-il reparto è molto accogliente
-stare per 24 ore su 24 in uno spazio di un metro e mezzo senza poterti muovere (pipì a parte) può essere un pochino alienante
-i libri che Daniele mi aveva regalato a Natale son davvero carini anche andando oltre le prime tre pagine
-di giorno il reparto è operativo
-di sera il reparto è operativo
-di notte il reparto è operativo
-in ospedale non dormi
-in ospedale sonnecchi
-i mamma mamma mamma mamma delle mie bimbe non mi son mancate
-le immancabili discussioni sul tipo di vestito da mettere per andare a scuola non mi son mancate
-le coccole delle mie due bimbe mi son mancate
-le risate delle mie bimbe mi son mancate
-con più figli il marito è ben poco presente in ospedale
-Daniele mi è mancato molto
-i medici in ospedale erano dei gran fichi
-quest'ultima dichiarazione non va ad annullare necessariamente quella precedente
-in ospedale si tende ad annoiarsi
-ma quanto sonno avevo?!
Così, mentre io avevo il tempo di pensare, Daniele ha potuto assaporare (se pur sostenuto da tutto un universo femminile) per pochi giorni cosa vuol dire esser madri e gestire una famiglia.
Tornata dall'ospedale il macho di casa è scappato rapidamente a riposarsi nel suo loft ...in vacanza finalmente...nel suo ufficio! e io ...son tornata al lavoro più stanca di quando sono partita.
D'altronde è sempre così quando si torna dalle ferie!

mercoledì 18 febbraio 2009

Che strano, il silenzio.

Alcuni giorni fa Marica ha portato Sofia dalla pediatra, a causa di una tosse che non accennava a diminuire.
Ahimé l'hanno ricoverata per "bronchiolite".
Che non è - come potrebbe sembrare - il completamento della proporzione "adulto sta a bronchite come piccolino sta a ...".
E' proprio un virus a se', che colpisce i bimbi piccoli.
Un po' più di una bronchite, un po' meno di una polmonite.
Quando un tuo cucciolo di due mesi viene ricoverato all'ospedale, hanno un bel dirti che non è nulla di grave. Un po' di sacrosanta apprensione ti viene. La Terra inizia improvvisamente a ruotare più veloce, e tu hai l'impressione di non riuscire a stare in piedi sulla giostra.
Poi i cavalli iniziano a girare e tu ti rendi conto che sì, probabilmente non c'è nulla di trascendentale o eccessivamente drammatico: per te è uno stonato valzer mai sentito, ma per i musicanti della zona è quanto di più banale e quotidiano.
Così la famiglia improvvisamente si dissolve e si ricompone in funzione delle necessità: Marica all'ospedale con Sofia, Margherita a casa di amici, Emma con il papà. E di giorno in giorno è una nuova organizzazione e una nuova pianificazione.
Di fatto, però, questa è la terza notte senza Marica e Sofia.
La casa sembra enorme.
Rimbomba, assordante, il silenzio.
Quando hai una famiglia con più bambini piccoli spesso lo desideri ardentemente, il silenzio; lo sogni e lo insegui come un miraggio in un deserto in preda alla tempesta di sabbia. In mezzo a urla e capricci incontenibili tu sei alla ricerca di un angolo tutto per te, dove isolarti dalle interazioni sociali ad libitum.
Poi ti trovi tuo malgrado nel mezzo dell'oasi e forse, dopo un po', ti rendi conto che tutta questa pace non fa più parte del tuo modo di essere.
Non sai stare troppo fermo nell'oasi.
In fondo, pensi, fare la Parigi-Dakar tutti i giorni, nella tempesta della quotidianità, ha un suo meraviglioso e intrinseco perché.
 


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