lunedì 14 dicembre 2009

Il demonio è un saggio

Viene un momento, nella vita di un genitore, in cui ti rendi conto che stai iniziando a immolare la dignità personale sull'altare della Dea Demenza.
Quando vedi certe scene dall'esterno ne sei certo: non diventerai mai così. Non puoi. Non è concepibile. Solo un rincoglionito può ridursi in quello stato.
Poi scatta qualcosa. Probabilmente all'atto del concepimento inizia un irreversibile switch-off delle sinapsi, e te ne rendi conto solo qualche anno dopo, chissà.
Fatto sta che a un certo punto muti, e finisci anche tu per diventare uno zombie barcollante ipnotizzato dalla tua stessa progenie.
Così, questa sera dodici discepoli di Demenza (io e mia moglie tra loro), si sono seduti per terra in cerchio in una stanza.
La maestra di canto ha presentato i baby-artisti che si sarebbero esibiti nel minisaggio canoro.
Margherita e altri piccoli esseri del demonio come lei si sono posizionati davanti al pianoforte, ciascuno con il proprio cappellino di Babbo Natale in testa.
Poi è iniziata la trance mediatica collettiva.
La maestra ha cominciato a toccare la testina di ognuno di loro, uno per volta.
Quello a cui venita sfiorata la testa, pigiava un tasto sul pianoforte. Uno solo. Una testa sfiorata, un tasto premuto.
Un'altra testa sfiorata, un altro tasto premuto.
In pratica i bambini erano una sorta di prolungamento umano dei tasti stessi, un media vivente attraverso cui l'Oscuro Sacerdote invocava lo Spirito del Rincoglionimento.
I discepoli, incantanti, osservavano con riverenza. I più rapiti dal rito sabbatico avevano - è dura dirlo, ma è così - portato la telecamera, e incoscenti riprendevano la loro umana disfatta.
Terminata l'Invocazione, il gruppo di folletti si riuniva davanti all'officiante del rito, e iniziava un canto finale, con cui si sanciva il definitivo e irreversibile appiattimento dell'encefalogramma dei genitori.
I bambini, gongolanti, uscivano dalla stanza con un sacchetto di caramelle a testa, entusiasti per com'era andata la prima parte del loro corso annuale di canto.
I genitori, barcollanti, uscivano dalla stanza con uno strano luccichio negli occhi, e la certezza che nulla sarebbe più stato come prima.

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